giovedì 17 dicembre 2009

Mannaggia, nevica

Mannaggia, nevica. Questo significa il gelo totale almeno fino a metà febbraio.

Ne approfitto per pubblicare un post assolutamente fine a stesso, che mostra un'immagine del cortile di casa mia coperto da un soffice manto bianco.
Non fa molto Natale?

venerdì 4 dicembre 2009

Il paese dei formaggi



Ho appena appreso, con mio grande spasso, che quello che noi chiamiamo “grafico a torta” qua è detto semplicemente “camembert”.
Sono veramente fissati col formaggio. Anche se, chiesto ad un francese quale prodotto alimentare amino di più, non rispondono il profumato latticino o il glorioso vino, bensì …. il pane.
Lunga vita alla baguette...

lunedì 19 ottobre 2009

Per fortuna che esistono i pazzi

Il giovedì è il giorno di uscita del mio settimanale preferito: Internazionale.
Oltre agli interessanti articoli di attualità, tradotti dai migliori giornali di tutto il mondo, non dimentico mai di leggere il divertente oroscopo di Rob Brezny. Più che predire il futuro, l’autore si diletta a dispensare bizzarri consigli in forma di metafora o di aneddoto, spesso molto azzeccati.
Per esempio, nella terza settimana d’agosto per il mio segno si annunciava:

Presto avrà inizio una caccia al tesoro epica. Sei pronta? (…) Ti do un suggerimento su come cominciare questa caccia al magico bottino: quale circostanza della tua vita ti ricorda metaforicamente un bar clandestino ai tempi del proibizionismo?

In quei giorni ero proprio alla caccia disperata di un ennesimo appartamento, e il caso mi ha fatto cadere su un’amica di un amico di un’amica, la quale lasciava il suo minuscolo monolocale e cercava qualcuno per rimpiazzarla. I legittimi padroni di casa vivono in Guadalupe e hanno incaricato lei di trovare il nuovo inquilino. La ragazza, giovane artista spiantata, non ha selezionato secondo i parametri più logici, ovvero in base alle garanzie più solide e al salario più alto, ma al contrario ha cercato chi le sembrava più disperato e mal messo a livello di contratto e retribuzione.
E in questo modo ho sbaragliato tutti i candidati!

Il mio nuovo alloggio, proprio come diceva il mio oroscopo, ricorda vagamente una bisca illegale: un po' umido e buio, è situato al piano terra di un cortile poco trafficato. Nella porta di fronte c'è il magazzino di un negozio di cinesi che corrono tutto il giorno avanti e indietro con dei misteriosi scatoloni...
Però pago incredibilmente poco e sono in pieno centro!

Dopo la sessantottina idealista e il mistico colombiano, la fortuna mi ha fatto incontrare ancora un altro individuo stravagante, che non ragiona secondo le crudeli leggi del mercato.
Per fortuna che esistono i pazzi, altrimenti a quest’ora sarei sotto un ponte...

mercoledì 14 ottobre 2009

La Lady di Ferro

Quando la vedo spuntare all’improvviso fra 2 palazzi, o mi volto e mi accorgo che da una certa altura è possibile scorgerla fra la foschia, allora non posso fare a meno di pensare: “toh, da qua si vede la Tour Eiffel”.
Il simbolo di Parigi troneggia sull’orizzonte cittadino con la disinvoltura di chi è lì da sempre, tanto che la maggior parte degli abitanti trova naturale ignorarlo totalmente.
I veri parigini non hanno mai visitato la Tour Eiffel, se non per accompagnare qualche parente ingenuotto venuto dalla campagna.

Per non passare da provinciale, fin’ora mi ero ben guardata dal montare sul colosso di ferro. Ma nonostante la mia buona volontà, nell’ultimo mese mi è capitato di salire sulla Tour Eiffel ben 4 volte.
Il motivo è semplice: corso di italiano a 8 gruppi di addetti alla cassa e all’accoglienza, con una lezione in loco per fare esercizio “in diretta”.

Il risultato è che ora conosco a memoria tutte le tariffe possibili, il sistema di prenotazione, l’altezza della torre, il numero di gradini al secondo piano e persino i prezzi dei 2 ristoranti.

Così ho scoperto che la torre è divisa in 3 piani e che per arrivare in cima bisogna cambiare ascensore al secondo piano. È anche possibile pagare per andare solo fino al secondo e, arrivati lì, eventualmente comprare un supplemento per l’ultimo piano.
Fino al secondo piano si può scegliere fra l’ascensore e le scale (circa 700 gradini), ma se si vuole prendere le scale bisogna andare al pilastro sud, perché gli altri 3 sono serviti esclusivamente dall’ascensore.

In questo momento ci sono solo 2 ascensori aperti, al pilastro nord e est (quello al pilastro ovest è chiuso per lavori e dovrebbe riaprire fra 6 mesi), ma mi hanno svelato che la coda pilastro est è più corta e veloce, perché il pilastro nord è il primo che i turisti incontrano venendo dal metrò e tutti si arenano subito lì.

Non esiste una tariffa studenti, ma solo giovani fino a 24 anni. Quindi, cari universitari 35enni italiani, è inutile che presentiate le vostre tessere….
Esiste anche una tariffa gruppo, ma è necessario essere almeno 20 adulti o 10 giovani e prenotare via internet. Niente sconti comitiva alla cassa!

Non è possibile comprare i biglietti in anticipo alla cassa per un altro giorno, o comprarli da soli per un gruppo che aspetta altrove, perché per entrare è obbligatorio passare dal controllo posto all’inizio della fila e tutti gli interessati devono essere presenti.
È proibito fumare, girare a torso nudo ed esibire bandiere o striscioni.
Si può, invece, portare il passeggino, ma bisogna piegarlo negli ascensori.

Se qualcuno dovesse avere la sciagurata idea di voler mangiare sulla torre, sappia che esistono 2 ristoranti, uno che costa almeno il doppio rispetto a un ristorante di qualità equivalente ma posto a livello strada, e un altro dove è necessario prenotare con 3 mesi di anticipo e che costa minimo 300 euro a cranio.

Quando l’ultimo piano è immerso nella nebbia, sui tabelloni alla cassa compare un discreto “visibilità ridotta”. Non fidatevi: vuole dire che non si riescono a vedere le punte delle proprie scarpe e salire in cima sarebbe una totale perdita di tempo.
Perché la bellezza della torre non è solo nella sua struttura bullonosa o nell’ebbrezza dell’ascesa a quasi 300 metri d’altezza, ma è la vista straordinaria che si gode dall’alto.

Purtroppo gli orari di lezione non coincidevano mai con l’orario in cui si accende l’illuminazione.
Mi è rimasto il desiderio di essere sulla vetta ventosa quando le lampadine scintillano a intermittenza, effetto che si ripete ogni ora fino all’una di notte, per 5 minuti, e serve anche a scandire il tempo come il campanile di una chiesa. Tutte le volte che lo vedo mi emoziono come una bambina, salvo poi pensare: “che palle, ma sono già le nove?”.

lunedì 12 ottobre 2009

vive les pacsés!





Da qualche settimana i corridoi della metropolitana parigina sono tappezzati dalla pubblicità del Salon du mariage et du Pacs. Come se da noi facessero il “Salone del matrimonio e della coppia di fatto”.

Ah, il fantomatico Pacs (pact civil de solidarieté). Doveva essere il modello per i nostrani Dico, ovvero un contratto che sancisca l’unità fra 2 individui di qualunque sesso, e che alla fine stabilisce obblighi di poco diversi dal matrimonio tradizionale.
Ma che fine ha fatto questa proposta? Affossata dall’esemplare vita coniugale del nostro Presidente del Consiglio?

Quasi quasi rimpiango i bei tempi in cui eravamo i portabandiera della sacralità del matrimonio…

Il 13 ottobre ricorre il decimo anniversario dalla creazione della legge sui Pacs, e i giornali ne hanno approfittato per spendere qualche parola in numeri e statistiche.
Mentre i matrimoni si attestano stabili da 10 anni sulla cifra di 270000 l’anno, i Pacs sono cresciuto in modo esponenziale fino ai 145000 del 2008, con un aumento del 43% rispetto al 2007.
Chi temeva un fiorire di unioni selvagge e indiscriminate fra uomini, donne, transessuali, bisessuali, transgenici e transformer, è stato smentito: solo il 5,64% dei contratti riguarda una coppia omosessuale.
Il dato più curioso è che, sempre nel 2008, il numero di Pacs sciolti era il 16% del totale, contro un mostruoso 46% di divorzi sul totale dei matrimoni.




mercoledì 16 settembre 2009

e allora ignoriamoci

Qualche giorno fa mi é capitato sotto gli occhi un articolo di Le Monde sui film vincitori alla Mostra di Venezia.
Nel sottotitolo: "ignorata la selezione francese".
Trovo straordinario che immancabilmente, a commento della premiazione del Festival di Cannes, i giornali italiani annuncino: "ignorata la selezione italiana".
E allora continuiamo questa sterile competizione Francia-Italia! Ma insomma, non si tratta di calcio...

domenica 12 luglio 2009

Il matrimonio franco-italo-inglese

Finalmente, dopo mesi di assenza forzata, mi accingo a scrivere un nuovo post.
L’estate è arrivata da un paio di settimane, ma con la dovuta prudenza tipica della zona.
Meteo fisso da 20 giorni: soleggiato fortemente variabile.

Ieri, per esempio, i miei amici novelli sposi Paul e Floria hanno avuto fortuna, perché il tempo nuvoloso ha retto fino a sera, risparmiando la cerimonia.
Il loro è stato il mio primo matrimonio qua a Parigi. Hanno celebrato la funzione nella centralissima Saint Roch, in Rue Saint Honoré a due passi dal Louvre. Quando sono usciti dalla chiesa, hanno fatto la felicità dei numerosi turisti che non hanno perso l’occasione di fotografare un autentico matrimonio parigino. In realtà, la maggior parte degli invitati non era nemmeno francese…
Paul è un mio collega inglese e la sposa è francese, ma di genitori italiani.
Alta, quindi, la presenza britannica, con relativa boscaglia di cappelli ingombranti, piumaggi e abiti colori pastello. Nutrita anche la rappresentanza italica, identificabile dagli immancabili quanto inutili occhiali da sole.

Però la scelta del luogo per il banchetto è stata la più parigina possibile: su un battello che ci ha portato in mini-crociera sulla Senna. Bisogna ammettere che è davvero suggestivo lasciare l’attracco e pasteggiare copiosamente, ammirando i monumenti che si illuminano all’arrivo della notte.
Per non scontentare nessuno, i francesi con il loro foie gras, gli italiani con la pizza e gli inglesi con la loro deliziosa cucina rinomata in tutto il mondo, il menù era vietnamita.

W gli sposi!


lunedì 16 febbraio 2009

Ossigeno globalizzato

Il Consiglio Regionale dell'Ile de France ci fa trovare periodicamente nella cassetta delle lettere una rivista dedicata agli avvenimenti e le iniziative che animano l'operosa Regione.

Fra i progetti sbandierati con fierezza, troviamo la sovvenzione di una filiera per la produzione di combustibile verde in uno sconosciuto villaggio del Mali.
Un’azione lodevole, certamente, ma nutro qualche riserva sul principio che l’ha generata… I consiglieri regionali, infatti, sono stati mossi da una teoria di "compensazione", secondo la quale l’emissione di CO2 generata dai nostri inquinanti mezzi di locomozione, è riequilibrata da un'iniziativa ecologista in un luogo lontano del pianeta.
Poco importa se qui l’aria è mefitica e si soffoca sotto una cappa di smog, l'importante è mantenere una quantità adeguata di aria pulita nel mondo.
Del resto, e la matematica non è un'opinione, tutti sanno che cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia.

Chissà se alla Regione sanno che anche la Provincia di Modena aveva avuto la stessa idea, lanciandosi nella tutela di un pezzo di foresta costaricana.
Ma la Procura contabile di Bologna ha contestato l'azione.
La vicenda è descritta in un articolo di La Repubblica:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/01/29/il-pm-contesta-modena-la-foresta-anti-inquinamento.html

L’articolo racconta:
Gli avvocati dei funzionari della Provincia sostengono che «la tutela delle foreste, anche a livello internazionale, assicura la salvaguardia del clima terrestre, con conseguente beneficio di tutti gli abitanti della Terra compresi quelli della Provincia di Modena». Il procuratore replica invece che «la comunità modenese avrebbe pagato quel beneficio mantenendo un livello più elevato di emissioni inquinanti, una minore conservazione del patrimonio ambientale locale». Un danno «specifico» contro «un generico beneficio mondiale», ottenuto con una procedura «nemmeno conforme al protocollo di Kyoto».

Ecco... come al solito quando una cosa la fanno i francesi è la più illuminata del mondo, mentre noi non ne azzecchiamo una!