venerdì 15 febbraio 2008

Parigini un po’ stundai?

Come è facile essere soli “in questo popoloso deserto che appellano Parigi” (come canta Violetta Valery nella Traviata).

È facile nel senso che lo spaesamento della grande città costringe spesso ad una solitudine forzata. Ma anche nel senso che, una volta soli, la città stessa offre molte opportunità per godere con piacere della propria solitudine.
I parchi sono pieni di gente che passeggia o legge, senza alcuna compagnia. E non è raro che i tavolini dei bistrot siano occupati da un singolo avventore solitario.
Insomma: gli abitanti, invece di cercare di essere più socievoli, cercano di trarre vantaggio dal proprio isolamento.
Ne consegue, tra l’altro, il clichè del parigino antipatico e sprezzante (clichè esteso, per contiguità, a tutti i francesi).

Ad ogni modo, ho l’impressione che la famosa inclinazione dei parigini ad essere un po’ arroganti ed altezzosi non sia dovuta al disprezzo verso il prossimo, bensì all’incapacità di instaurare rapporti con gli altri, nonostante lo si desideri.
Per usare una parola genovese, sono un po’ stundai.
Eugenio Montale ha dato un’ottima definizione del termine “stundaio”:

Atteggiamento tipico di orgoglio e timidezza, misto a diffidenza. La pratica quotidiana del mugugno, un certo complesso di inferiorità nei confronti dell’altro, bilanciato dal senso di superiorità morale.

Questa è solo una mia teoria. Alcuni italiani che vivono qua, dicono che i parigini sono semplicemente stronzi.
Ma bisogna sempre distinguere la causa dall’effetto….

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