giovedì 30 agosto 2007

Qualcuno apra la finestra! L’aria è viziata!

Piazza Tianammen di notte

Appena scesi dal pullman che ci ha portati dall’aeroporto al centro di Pechino, siamo stati assaliti da una aria puzzolente di cloro. (S)Fortunatamente, il naso si è abituato in fretta e la nostra visita non è stata compromessa in alcun modo dall’inquinamento soffocante.
Non mi aspettavo molto dalla caotica ed enorme Pechino, invece è stata una scoperta continua e piacevolissima. Soprattutto mi ha colpito sentire che, nonostante l’immensità mostruosa, l’avanzare dei cantieri e il traffico folle, questa città mantiene ancora un carattere e un’umanità eccezionali (ad esclusione degli odiosi tassisti). Peccato esserci stati così poco!

La prima mattina era nuvoloso e piovigginava. Volevo visitare la Città Proibita, ma il cielo grigio, la gran folla di turisti e le molte impalcature in vista delle Olimpiadi, me ne hanno fatto passare la voglia. Mi sono limitata a contemplare il faccione di Mao, sempre rubicondo e rassicurante, che veglia l’ingresso settentrionale della Città e getta il suo lungo sguardo su tutta Piazza Tian’ammen. Camminare per Piazza Tian’ammen è davvero emozionante, soprattutto se si pensa a che cosa è successo e a cosa rappresenta. Ovviamente, sono pensieri che meglio tenere per se’…. Adesso i cinesi sono troppo occupati a guardare la televisione, a diventare ricchi se lo vuole lo Stato, a vestire occidentale e fare affari.
Ho passato il resto della mattina in una enorme libreria a ovest della Città Proibita. La passione dei cinesi per i libri deve essere notevole, perché le librerie sono sempre affollatissime e piene di persone che leggono a sbafo.
Il pomeriggio avevamo appuntamento con due amici pechinesi di G., una coppia di medici che insegnano Qi Qong. I due dottori abitano in Ma Lin Dao Lu, la strada del tè, ovvero una via esclusivamente di negozi all’ingrosso e dettaglio di tè. Si trova vicino al centro, infatti per raggiungerla dal nostro albergo, dietro Piazza Tian’ammen, abbiamo impiegato SOLO un’ora.
Ci hanno portato a comprare il tè in un negozio di fiducia, dove il proprietario ci ha fatto assaggiare tutte le qualità che eravamo interessati a comprare.
Ma l’esperienza più interessante è stata poter entrare in una casa di veri pechinesi: un monolocale al 13esimo piano di un palazzone nuovissimo, cucinino, bagno e una sola stanza che funge da soggiorno e da camera da letto.
La sera siamo andati a cena a “casa di Mao” (Maojia), una catena di ristoranti eleganti, che espongono un grande busto di Mao all’ingresso.

Avevamo a disposizione solo un altro giorno e abbiamo deciso di dedicare l’intera mattinata al Tempio del Cielo. Ed stata un’ottima scelta. Ho fatto il biglietto cumulativo per tutti i monumenti, uno più bello dell’altro. Nonostante la solita orda di turisti, che rende tutto plastificato e finto, gli edifici sembrano usciti da una fiaba orientale. Il parco intorno è ampio e popolato da tantissime persone che si svagano cantando, suonando e dedicandosi alle più varie attività sportive.
Siamo rimasti fino a pranzo, quando dovevamo incontrare un’altra amica cinese di G.
Siamo andati tutti insieme a mangiare la famosa anatra alla pechinese. Il piatto da solo è quasi un pasto completo: oltre alle fette di anatra, portano una densa salsa di cottura, varie verdure e delle piadine sottili cotte al vapore. Bisogna intingere l’anatra e le verdure nella salsa e riporre il tutto nelle piadine. Poi si arrotolano e si mangiano come piccole crepes. L’insieme è buonissimo, ma piuttosto consistente. Infatti è ancora nel mio stomaco che starnazza…
Per digerire, abbiamo fatto una lunga passeggiata nella zona di Liu Li Chang Lu, l’antica via dei pennelli, oggi sfilata di negozi di souvenir dozzinali, ma anche di stampe costose ed antiquariato. Senz’altro non ha più nulla del fascino originario, ma è ancora piuttosto divertente e molti negozi sono di qualità. La strada termina nell’intrico degli hutong, i vicoli angusti e caotici tipici della vecchia Pechino. Le case sono a un solo piano, con un ingresso aperto su uno stretto cortile interno. Danno l’impressione di essere un po’ cadenti e malsani. Ma non c’è problema! Li stanno radendo al suolo, per trasferire forzatamente gli abitanti in orridi palazzoni in periferia. Un amico di G., che abitava vicino un quartiere di hutong, racconta che la notte sentiva la gente urlare perché non voleva lasciare le proprie case…
Abbiamo proseguito verso est, fino ad una rumorosa via commerciale, dove abbiamo incontrato un’antica fabbrica di scarpe tradizionali, che ha calzato persino Mao & C.
Ancora un hutong a sinistra, e ci siamo ritrovati nel lato meridionale di Piazza Tian’ammen. Qui abbiamo salutato l’amica si G. ed abbiamo terminato la serata in bellezza, ammirando le prime luci che si accendevano in Piazza Tian’ammen e scivolando in Wang Fu Jing Road, la via semi-pedonale dello struscio e dello shopping fino a tardi.
Pechino mi manchiiiiiiiiiiiiiiiiii!

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