giovedì 3 maggio 2007

Sant Jordi a Barcellona

Racconto con un po’ di ritardo la mia esperienza barcellonese.

Ho passato la settimana intorno il 23 aprile a Barcellona, ospite a casa dei miei amici Giulia e Paolo (per tacer dell’imminente Clelia). Ho scelto questa data perché in questo giorno si festeggia Sant Jordi, il patrono della Catalunya, e volevo vedere la città in un momento particolare.

Sono partita piena di curiosità, perché in genere tutti parlano con entusiasmo di Barcellona, ma temo che i motivi che spingono molti ad apprezzarla siano proprio gli stessi che mi hanno lasciato perplessa, primo fra tutti la “sensazione di sentirsi come a casa”. Non che mi piaccia sentirmi a disagio fra popoli ostili e usanze incomprensibili, ma per “sentirmi come a casa” in genere me ne sto a casa.
Appena arrivata in Placa de Catalunya sono stata travolta da una fiumana di gente, la maggior parte della quale parlava italiano nei più svariati dialetti e accenti. Era come stare in una mini-italia, con le persone al posto delle riproduzioni della torre di Pisa e di San Pietro. E va bene, viaggiando a ridosso del 25 aprile forse me lo sarei dovuto aspettare, ma tutto sommato credevo di andare in Spagna!
Insomma, il primo impatto non è stato del tutto positivo.
Altro errore: ho percorso itinerari troppo “da turista”, col risultato che tutto quello che ho visto era invaso da centinaia di stranieri con cartina e macchina fotografica, e questo non mi ha certo aiutato ad entrare nell’anima della città.
Uhm… magari ci torno in un periodo più tranquillo e scegliendo percorsi alternativi…

La festa di Sant Jordi è stato un momento un po’ diverso. Prima di tutto aprono dei monumenti normalmente chiusi negli altri giorni, oppure ci sono aperture gratuite di musei di solito a pagamento. La mia amica ed io siamo andate un paio di giorni prima a chiedere l’elenco delle iniziative alle Informazioni turistiche dietro l’Ayuntamiento.

Cortile gotico del Palau de la Generalitat di Barcelona

Così la mattina del 23 ci siamo messe in coda per visitare il Palau de la Generalitat, in Placa San Jaume. E’ valsa la pena aspettare più di mezz’ora per entrare, perché il palazzo è davvero bello. Molto meno interessante, invece, il Palau de l’Ayuntamiento.

Nello stesso giorno, i banchetti che di solito occupano la Rambla sono sostituiti da bancarelle di fiori e libri. Infatti, secondo la tradizione gli uomini regalano una rosa all’amata e le donne un libro all’amato. Già dal mattino si vedono in giro moltissime donne con una rosa rossa in mano, facendo intuire che gli uomini barcellonesi siano molto attenti alle loro partner (oppure molto attenti alle tradizioni).

Sant Jordi ardent

Comunque, fra tutte le cose che ho visto, quella che più mi ha impressionato non è stata la Sagrada Famiglia, la Boqueria, il Park Guell, il Barrio Gotico, il Palau della Musica e gli altri spettacolari monumenti che si trovano sparsi per la città, bensì veder costruire un castell.
E’ stato quasi un caso: Giulia ed io tornavamo a casa la sera e abbiamo notato un cartello che annunciava un incontro di castellers il giorno dopo nella Rambla del Poble Nou. Siamo andate a vedere e sono rimasta sbalordita.
Il castell è la piramide umana tradizionale della Catalunya, formata dalla sovrapposizione di diverse persone (i castellers) in piedi ognuna sulle spalle dell’altra. La bravura, ovviamente, sta nel dar vita a una piramide più alta possibile.
I castellers cominciano a spingersi l’uno verso l’altro per creare una base solida e compatta. Su questa base salgono 2, 3 o più persone che formano il primo piano. Appena si sono sistemati e stretti saldamente fra loro, sulle loro spalle sale uno stesso numero di persone e così via per diversi piani. Mentre vengono “scalati”, i castellers stringono coi denti i baveri delle camice per non farsele strappare.
In cima a tutti sale un bambino: appena raggiunge la cima saluta con un bacio la folla e poi ridiscende velocemente scivolando lungo i corpi di chi lo ha sostenuto.

Quando ho descritto questo spettacolo a Paolo come “potente”, ha riso per due ore. Ma lui non l’ha visto e non può rendersi conto dell’energia e dell’adrenalina che si vengono a creare! E’ davvero un’emozione intensa e coinvolgente, perché la torre di persone è viva e freme tutta, senti la fatica di chi sta in basso e la difficoltà di chi sale in alto. Partecipano tutti, uomini, donne e bambini, incitandosi a vicenda.



E’ la rappresentazione perfetta dello spirito di aggregazione e di appartenenza della comunità catalana, che non perde occasione per far notare la propria unicità e la propria distanza dal resto della Spagna. Ed è proprio questa coesione e collaborazione che ne determina la forza. Semplicemente emblematico.

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