venerdì 21 settembre 2007

Steven Wolla

Come da suggerimento di Ugo, scrivo un breve resoconto del concerto di Steve Hogarth (hei, ma non é lo stesso nome della scuola di magia di Harry Potter?), al quale ho assistito per sbaglio sabato 15 settembre, qui a Parigi.
Non conoscevo il cantante dei Marillion, e i Marillion tantomeno, ma adesso che l'ho visto esibirsi, posso dire che la mia vita é cambiata.

Innanzitutto, devo ringraziare la fantastica Wonder, che mi ha regalato il biglietto per il magico evento e che mi ha fatto scoprire cosa puo' combinare un inglese solo davanti un pianoforte.

Il concerto si teneva al Théâtre de l'Européen, una sala accogliente e raccolta, ma di dimensioni familiari e priva di impianto di condizionamento. Questo ha fatto si che dopo 10 minuti si grondasse già tutti dal sudore.
Steve Hogart, da me ribattezzato Steven Wolla (non chiedetemi perché, non lo so nemmeno io), ha cantato e parlato per 2 ore e mezza, cosa ammirevole, se si considera che era da solo sul palco, ma abbastanza sadica, data la tamperatura della sala.
Ammetto, cara Wonder, che il tuo Steve ha una gran bella voce e suona proprio bene, ma perché - pero' - non fa mai della canzoni un po' più vivaci???
Vabbé, cara Wonder, lo sai che lo dico per romperti un po' le palle e che in realtà mi sono divertita... ;-)

giovedì 20 settembre 2007

Parigi ai parigini

Domenica scorsa sono partiti tutti i turisti. A meno di non piazzarsi proprio di fronte a Notre-Dame o lungo la scalinata che porta al Sacré Coeure, in giro si vedono solo parigini.

Sono qui da 11 intensi e lunghi giorni.
La prima settimana ho cercato corsi di francese, possibili lavori e una sistemazione, tutto allo stesso tempo.
Lo sforzo di fare più cose contemporaneamente mi ha fruttato solo un gran mal di testa.
Per il momento, dopo tanto girare, mi sono rassegnata a iscrivermi alla prestigiosissima e costosissima Alliance Française, la migliore scuola di francese per stranieri. Scusate se é poco!

martedì 4 settembre 2007

Foto della Cina!!!!

Ho messo le prime foto della Cina al mio solito indirizzo Flickr: http://www.flickr.com/photos/50952705@N00/sets/72157601764008151/

Le prossime le aggiungo con calma un altro giorno...

giovedì 30 agosto 2007

Qualcuno apra la finestra! L’aria è viziata!

Piazza Tianammen di notte

Appena scesi dal pullman che ci ha portati dall’aeroporto al centro di Pechino, siamo stati assaliti da una aria puzzolente di cloro. (S)Fortunatamente, il naso si è abituato in fretta e la nostra visita non è stata compromessa in alcun modo dall’inquinamento soffocante.
Non mi aspettavo molto dalla caotica ed enorme Pechino, invece è stata una scoperta continua e piacevolissima. Soprattutto mi ha colpito sentire che, nonostante l’immensità mostruosa, l’avanzare dei cantieri e il traffico folle, questa città mantiene ancora un carattere e un’umanità eccezionali (ad esclusione degli odiosi tassisti). Peccato esserci stati così poco!

La prima mattina era nuvoloso e piovigginava. Volevo visitare la Città Proibita, ma il cielo grigio, la gran folla di turisti e le molte impalcature in vista delle Olimpiadi, me ne hanno fatto passare la voglia. Mi sono limitata a contemplare il faccione di Mao, sempre rubicondo e rassicurante, che veglia l’ingresso settentrionale della Città e getta il suo lungo sguardo su tutta Piazza Tian’ammen. Camminare per Piazza Tian’ammen è davvero emozionante, soprattutto se si pensa a che cosa è successo e a cosa rappresenta. Ovviamente, sono pensieri che meglio tenere per se’…. Adesso i cinesi sono troppo occupati a guardare la televisione, a diventare ricchi se lo vuole lo Stato, a vestire occidentale e fare affari.
Ho passato il resto della mattina in una enorme libreria a ovest della Città Proibita. La passione dei cinesi per i libri deve essere notevole, perché le librerie sono sempre affollatissime e piene di persone che leggono a sbafo.
Il pomeriggio avevamo appuntamento con due amici pechinesi di G., una coppia di medici che insegnano Qi Qong. I due dottori abitano in Ma Lin Dao Lu, la strada del tè, ovvero una via esclusivamente di negozi all’ingrosso e dettaglio di tè. Si trova vicino al centro, infatti per raggiungerla dal nostro albergo, dietro Piazza Tian’ammen, abbiamo impiegato SOLO un’ora.
Ci hanno portato a comprare il tè in un negozio di fiducia, dove il proprietario ci ha fatto assaggiare tutte le qualità che eravamo interessati a comprare.
Ma l’esperienza più interessante è stata poter entrare in una casa di veri pechinesi: un monolocale al 13esimo piano di un palazzone nuovissimo, cucinino, bagno e una sola stanza che funge da soggiorno e da camera da letto.
La sera siamo andati a cena a “casa di Mao” (Maojia), una catena di ristoranti eleganti, che espongono un grande busto di Mao all’ingresso.

Avevamo a disposizione solo un altro giorno e abbiamo deciso di dedicare l’intera mattinata al Tempio del Cielo. Ed stata un’ottima scelta. Ho fatto il biglietto cumulativo per tutti i monumenti, uno più bello dell’altro. Nonostante la solita orda di turisti, che rende tutto plastificato e finto, gli edifici sembrano usciti da una fiaba orientale. Il parco intorno è ampio e popolato da tantissime persone che si svagano cantando, suonando e dedicandosi alle più varie attività sportive.
Siamo rimasti fino a pranzo, quando dovevamo incontrare un’altra amica cinese di G.
Siamo andati tutti insieme a mangiare la famosa anatra alla pechinese. Il piatto da solo è quasi un pasto completo: oltre alle fette di anatra, portano una densa salsa di cottura, varie verdure e delle piadine sottili cotte al vapore. Bisogna intingere l’anatra e le verdure nella salsa e riporre il tutto nelle piadine. Poi si arrotolano e si mangiano come piccole crepes. L’insieme è buonissimo, ma piuttosto consistente. Infatti è ancora nel mio stomaco che starnazza…
Per digerire, abbiamo fatto una lunga passeggiata nella zona di Liu Li Chang Lu, l’antica via dei pennelli, oggi sfilata di negozi di souvenir dozzinali, ma anche di stampe costose ed antiquariato. Senz’altro non ha più nulla del fascino originario, ma è ancora piuttosto divertente e molti negozi sono di qualità. La strada termina nell’intrico degli hutong, i vicoli angusti e caotici tipici della vecchia Pechino. Le case sono a un solo piano, con un ingresso aperto su uno stretto cortile interno. Danno l’impressione di essere un po’ cadenti e malsani. Ma non c’è problema! Li stanno radendo al suolo, per trasferire forzatamente gli abitanti in orridi palazzoni in periferia. Un amico di G., che abitava vicino un quartiere di hutong, racconta che la notte sentiva la gente urlare perché non voleva lasciare le proprie case…
Abbiamo proseguito verso est, fino ad una rumorosa via commerciale, dove abbiamo incontrato un’antica fabbrica di scarpe tradizionali, che ha calzato persino Mao & C.
Ancora un hutong a sinistra, e ci siamo ritrovati nel lato meridionale di Piazza Tian’ammen. Qui abbiamo salutato l’amica si G. ed abbiamo terminato la serata in bellezza, ammirando le prime luci che si accendevano in Piazza Tian’ammen e scivolando in Wang Fu Jing Road, la via semi-pedonale dello struscio e dello shopping fino a tardi.
Pechino mi manchiiiiiiiiiiiiiiiiii!

Lhasa-Pechino: 17 ore di ritardo

Dovevamo partire da Lhasa il 24 agosto sera, ma il nostro aereo è arrivato in ritardo e non è più riuscito a ripartire. Infatti, dopo una certa ora, per un fenomeno dovuto all’altitudine, accade spesso che gli aerei non riescano più a decollare da Lhasa a causa della scarsa pressione atmosferica. Così ci hanno impacchettato e condotto in un albergo di extralusso, con cena e pernottamento spesati. Sveglia alle 4.30 per essere all’imbarco alle 7.
Altro curioso fenomeno, non si sa se atmosferico, tecnico o solo folle cineseria, mentre esiste un volo diretto Pechino-Lhasa, non esiste il volo contrario. Per andare da Lhasa a Pechino è necessario fare scalo a Chengdu. Dopo la levataccia del mattino, ci hanno fatto aspettare 6 ore a Chengdu prima di ripartire per Pechino! In questo modo abbiamo perso un intero prezioso giorno nella Città Celeste. Uffa!

venerdì 24 agosto 2007

Last Lhasa

Preghiera al Tempio di Jokhang

Ecco arrivato l'ultimo giorno a Lhasa.
Ieri ho finalmente visitato il Tempio di Jokhang. Nonostante sia il tempio piu' importante di Lhasa e i miei compagni di viaggio che c'erano gia' stati mi assicurassero che e' un posto speciale, ero molto indecisa sul fatto di visitare l'ennesimo tempio buddista. Per fortuna ho cambiato idea.
Questo tempio e' davvero diverso rispetto a tutti gli altri, non tanto per le achitetture (comunque fantastiche) o per la qualita' delle statue e degli ornamenti, ma per l'atmosfera e l'intensa partecipazione dei fedeli.

Appena oltre l'ingresso si apre un vasto cortile affollato di pellegrini. Davanti il cortile, una porta conduce al cuore del Tempio, una vasta sala con molte cappelle, dove la gente si prosta e sfila lanciando banconote sulle statue.
Al piano superiore ci sono gli alloggi dei monaci. Da qui si ha una visuale da una parte del cortile, dall'altra di tutta Lhasa fino al Potala.

Alle 14.30 stavo per uscire, quando ho visto i pellegrini affrettarsi verso il cortile. All'improvviso i monaci, dal piano di sopra, hanno cominciato a cantare mantra ipnotici, diffusi nel cortile attraverso degli amplificatori. Mi sono venuti i brividi! Ho chiesto a un monaco a che ora terminasse la preghiera e mi ha risposto alle 16.30.
Uhm... Il mio misticismo e' calato bruscamente. La mia scarsa spiritualita' non mi ha consentito di sostenere due ore di mantra e me ne sono uscita a fare shopping...
Pero' sono tornata alle 16.30, sperando di vedere l'uscita dei fedeli. Ma non ho notato un movimento particolare. Forse non ho capito cosa mi ha detto il monaco...

Oggi partiamo per Pechino. Il Tibet mi manchera'! Abbiamo visto cose bellissime e bruttissime, conosciuto gente disponibile e sorridente, ma anche gente sgarbata e approfittatrice. Come spesso accade nei luoghi non proprio ricchi, ci sono persone che regalano sorrisi sinceri e altre che vogliono solo spremere i turisti, posti incantevoli e cumuli di spazzatura.
Insomma: bisogna essere pronti a tutto!

giovedì 23 agosto 2007

Kumbum

Per problemi tecnici, scrivo il resoconto degli ultimi 5 giorni con un po' di ritardo.
La maggior parte del nostro gruppo ha concluso la propria vacanza con la visita alla Valle dello Yarlung. Da 14 siamo rimasti in 3!
Mentre salutavamo gli altri, G., M. ed io abbiamo avuto la sensazione che stesse per iniziare una nuova vacanza, completamente diversa dalla precedente.
E in effetti, per il momento, e' stato cosi'. Adesso muoversi e prendere decisioni e' semplice e veloce. Prima dovevamo discutere ogni cosa...

La sera siamo tornati a dormirea a Lhasa e la mattina dopo abbiamo ripreso l'amata jeep, per cominciare un giro di 3 giorni nella zona di Shigatse.
Shigatse, seconda citta' del Tibet, si trova a 250 KM a ovest di Lhasa, sulla via per Kathmandu. Questo percorso e' uno dei piu' frequentati dai turisti. Le strade sono - in media - in ottimo stato e negli alberghi funzionano tutte le tubature.
Sono lontani i giorni del Kham, quando i bambini ci additavano sgranando gli occhi: "Vai guo ren!", stranieri!
Nei ristoranti spendiamo il doppio e in due occasioni ci hanno persino portato delle FORCHETTE, strumento misterioso che non ho mai visto nemmeno a Shanghai.
Sovraffollamento di comitive a parte, in questi 3 giorni abbiamo visto dei posti stupendi.

Il primo giorno abbiamo preso una deviazione verso sud, per ammirare dall'alto di un passo a 4794 m il Yamdrok-tso, uno dei quattro laghi sacri del Tibet.
Nel pomeriggio siamo arrivati a Shigatse, ma si e' messo a piovere e il cielo grigio ha reso tutto triste e deprimente.

Il secondo giorno, sempre accompagnati da una pioggerellina fastidiosa, siamo arrivati a Gyangtse.
Il brutto tempo non e' riuscito a rovinare una fra le piu' belle cittadine fra tutte quelle visitate in Tibet.
La citta' e' collocata in modo scenografico ai piedi di cime brulle e aguzze. Da uno dei cucuzzuli appuntiti incombe il Dzong, la fortezza posta a difesa dellea citta'.
Il quartiere tibetano e' tranquillo e pieno di mucche legate davanti alle porte.
Ma cio' che rende famosa Gyangtse e' il suo Kumbum, il piu' grande chorten del Tibet (per chi non lo sapesse, il chorten e' quella struttura a panettone con puntale in cima - il Natale non c'entra - che serve a canalizzare in un punto le energie che ci circondano). L'edificio e' composto da 4 piani, sovrapposti come una torta a strati, percorribili attraverso delle terrazze esterne. Lungo le terrazze si aprono 77 cappelle, accuratamente affrescate e decorate. Dalla cima, sormontata da una cupola dorata, si ammira un panorama emozionante sui monti e la campagna circostante.
Accanto il Kumbum, sorge un Monastero stranamente scampato alla Rivoluzione Culturale, dove sono conservati affreschi e splendide statue lignee di influenza indiana.
Il terzo giorno siamo tornati a Shigatse per visitare il Monastero di Tashilhunpo. Il complesso, costruito per ospitare quasi 4000 monaci, e' enorme e sembra quasi una citta' nella citta'.
All'interno si trovano 4 templi, circondati dall'intrico delle case dei monaci.
Unica nota dolente: per fotografare all'interno di certe sale chiedono fino a 150 yuan (=15 euro). Come se per fotografare agli Uffizi chiedessero 300 euro!
Il pomeriggio abbiamo vagato per Shigatse, scoprendo che sotto il sole e' una citta' interessante e vivace.