mercoledì 7 maggio 2008
sabato 3 maggio 2008
Viva la Tate Modern
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Etichette: viaggi
sabato 26 aprile 2008
Paris vs London
Ho scelto una guida Routard, perchè ho già utilizzato la versione italiana per altri viaggi e mi sono sempre trovata molto bene.
Al contrario, la versione francese (quindi originale, dal momento che è qui che nascono le Routard) della guida di Londra mi ha un po’ deluso.
Mi ha irritato soprattutto il fatto che, in linea con le abitudini galliche, appena possibile i luoghi e i monumenti londinesi vengono rapportati alla cosa più simile parigina.
Ma i francesi hanno davvero bisogno di un confronto con i luoghi nazionali per comprendere come sono fatti quelli stranieri?
Pare di si:
Soho: un peu l’équivalent de Pigalle à Paris.
Covent Garden fait vraiment penser aux Halles (qui, almeno, hanno la decenza di ammettere che Covent Garden è nettamente migliore di Les Halles).
La Royal Academy of Arts possède une école d’art renommée, qui fut créée sur le modèle de l’école française des Beaux-Arts.
Non mancano qua e là osservazioni e allusioni ironiche, che rivelano fra le righe un certo complesso di inferiorità e non poca avversione dei francesi verso gli inglesi. E' evidente, soprattutto, il senso di rivalsa che la capitale francese prova nei confronti di quella inglese.
La chicca è l'introduzione storica al Victorian and Albert Museum:
En 1851, l'Exposition universelle organisée à Hyde Park mettait en concurrence les technologies et le savoir-faire des pays du monde entier. Les Anglais purent constater amérement que l'esthétique des produits manifacturés britannique avait fait les frais de la production industrielle, alors que dans ce domanie les Francais s'en tiraient bien mieux.
Nel 1851, l'Esposizione universale organizzata a Hyde Park mise in concorrenza le tecnologie e le competenze dei paesi del mondo intero. Gli inglesi poterono constatare amaramente che l'estetica dei prodotti manifatturieri britannici aveva fatto le spese della produzione industriale, mentre i francesi in questo campo se la cavavano molto meglio.
E fu per questo che il principe Albert decise di costruire un museo dedicato alle Arti decorative…
Il mese scorso The Economist ha pubblicato un articolo “London and Paris - The rivals”, che mette a confronto le due capitali: http://www.economist.com/world/europe/displaystory.cfm?story_id=10849106
I dati evidenziano la staticità economica e urbanistica della Ville Lumiére, contro il dinamismo di Londra. A Londra vivono circa 200.000 francesi, contro i 22.000 inglesi di Parigi. La divisione in 20 arrondissements di Parigi risale al 1860 e mantiene la superficie della città anacronisticamente minuscola. Al contrario, nel 1965 il comune di Londra si è esteso alla Great London, un agglomerato urbano circa 10 volte la superficie del comune di Parigi.
Mi stupisce persino che i londinesi si possano sentire in competizione con Parigi!
Un pezzo dell’articolo ricorda, infatti, che “officials at London's City Hall bristle at the idea that the two cities can be compared. 'We don't think of ourselves as in competition with Paris,' sniffs John Ross, Mr Livingstone's economic adviser. 'We've won that contest. We measure ourselves against New York.'”
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venerdì 25 aprile 2008
Pic-nic al Pont des Arts
La summa del pariginismo e il non plus ultra del romantico.
Qui è tradizione riunirsi con gli amici per fare dei pic-nic. I gruppi più numerosi seduti in cerchio, le coppiette appoggiate al parapetto, tutti provvisti di gran quantità di bottiglie di vino. Si osserva l’acqua scorrere attraverso le fessure del legno, si salutano i turisti che si sbracciano dai battelli di passaggio, qualcuno porta la chitarra e si canta.
Il momento migliore è all’arrivo della sera, quando i colori diventano morbidi e le luci suggestive.
Tanti turisti passano e fotografano i festanti mangiatori, come antropologi che osservano una tribù di pigmei. Chissà perché, non sono tanti quelli che decidono di fermarsi e di imitare gli abitanti. Scandaloso! Se si viene a Parigi nella bella stagione, il pic-nic sul Pont des Arts è d'obbligo!
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martedì 15 aprile 2008
il Liga a Parigi
Premetto che non sono mai andata ad ascoltarlo in Italia, perché mi piace, si, ma con moderazione. Ma, come al solito, ci sono capitata guidata dal caso: Simona è venuta a Parigi in coincidenza con la data del tour europeo, quindi ha pensato di prendere i biglietti e portarmi con lei.
Così mi sono ritrovata, un po’ scettica, a saltare e cantare in mezzo a 2000 individui scatenati, per la maggior parte connazionali, alcuni arrivati apposta dal Bel Paese.
Mi sono divertita da morire!
L’aspetto migliore dello spettacolo era trovarsi dentro una piccola sala, La Cigale, un antico teatro di Pigalle, e poter vedere il palco così da vicino. In Italia il caro Luciano riempie gli stadi ed è impossibile avvicinarsi tanto alla sua faccia. Qua era come averlo in cucina che si prepara un caffè.
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venerdì 21 marzo 2008
Grandinate di Marzo
Pare che le grandinate di Marzo siano una caratteristica del tempo parigino, una caratteristica che nemmeno l'effetto serra e il buco nell'ozono sono ancora riusciti a modificare.
È quello che pensano, per esempio, i curdi e altri popoli iranici.
Ieri sera, grazie a vie traverse, ho partecipato alla festa di Capodanno - Newroz - organizzata dal Centro Culturale Curdo di Parigi. È stato molto interessante, oltre che divertente. Hanno allestito un ricco buffet in una grande sala offerta dalla Regione Ile-de-France. C’era una piccola orchestra che suonava le musiche tradizionali e tutti quanti ballavano stretti in cerchio, tipo mammutones sardi.
Ho conosciuto un musicista del Kurdistan iracheno, che ha studiato al conservatorio di Venezia e che mi ha raccontato un po’ il suo punto di vista sull’attuale situazione in Iraq. I curdi, a differenza degli sciti e dei sunniti, che si stanno scannando nel caos più assoluto, hanno ricevuto solo vantaggi dalla cacciata di Saddam e si augurano che gli americani restino ancora a lungo sul territorio. Sono riusciti a costruire una Provincia autonoma piuttosto stabile e si gestiscono senza disordini.
L’università della capitale accoglie anche molti insegnanti stranieri.
Come mi sono sentita ignorante quando mi ha detto che l’attuale Presidente iracheno è curdo!
Basta, devo tornare a interessarmi di cosa succede nel mondo…
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domenica 16 marzo 2008
Piccoli giardini nel centro di Parigi
È così che, per esempio, ho letto il mio primo Tin-tin in francese. Ed è così che ho scoperto “Où trouver la calme à Paris” (Dove trovare la calma a Parigi). Il libro fa parte della nutrita collezione Paris à nous, edita da Parigramme, tutta dedicata a come vivere Parigi al meglio. Da come trovare un appartamento, a dove mangiare e comprare africano, fino ai consigli per chi possiede un gatto.
Questo “Dove trovare la calma a Parigi” deve essere uno dei primi titoli, perché l’edizione del mio WC risale a 10 anni fa. Quindi è poco attendibile.
Ma la lista dei parchi più tranquilli e nascosti della città può essere ancora utile.
La uso come spunto per rivisitare - o visitare per la prima volta - una serie di piccoli giardini, tutti vicino al centro e adatti ad una sosta rigeneratrice.
A due passi da Place de Vosges c’è il Musée Carnavalet, il Museo della Storia della Città. Oltre ad essere un luogo divertente pieno di oggetti curiosi (e in più l’ingresso è gratuito), all’interno è custodito un pregevole giardino alla francese. Molti turisti lo scorgono attraverso i cancelli dorati in Rue Francs Bourgeois e non sanno che se girassero l’angolo ci potrebbero entrare!
![]() | Alle spalle del Musée Carnavalet si aprono altri due minuscoli parchi, divisi da una fila di bassi edifici. Il più tranquillo è lo Square Georges Cain, mentre il giardino adiacente, in Square L. Achille, ospita dei giochi per bambini e quindi è molto più rumoroso. Di fronte allo Square Georges Cain, l’ennesimo Hotel Particulier accoglie l’Istituto di Cultura Svedese. L’istituto è dotato di un caffè in stile ikea, con tavolini sparsi nel bel cortile. Da notare i panini confezionati ad arte e pieni di ogni bendiddio. |
Fra Saint Germain de Prè e la Tour Eiffel (6°e 7° arrondissement)
La zona intorno Saint Germain de Prés è davvero povera di luoghi piacevoli dove rilassare un po’ le gambe. Per trovare ristoro bisogna scarpinare fino al magnifico Jardin de Luxembourg, che ad ogni modo ripaga del tutto della camminata. In alternativa, vale la pena di spostarsi verso Nord e raggiungere il Lungosenna. Dalla chiesa di Saint Germain, si raggiunge il fiume attraverso Rue Bonaparte. Qui, il viaggiatore supera distratto i bei palazzoni dell’Ecole des Beaux Arts, mentre varrebbe la pena di entrare a curiosare.
L’Ecole è un misto di edifici di stili diversi, di pezzi di antichi monumenti recuperati e gettati fra le erbacce, di installazioni degli studenti in mezzo ai cortili. Il risultato complessivo è una pittoresca disarmonia, altrimenti detta “pugno in un occhio”. Però è divertente scoprire un patio dove è stata appesa l’intera riproduzione del fregio del Partenone, oppure un piccolo giardino un po’ incolto, o ancora gli atelier dove lavorano gli studenti, o la sontuosa Cour Vitré, un ampio cortile ottocentesco (ora in restauro) coperto da un tetto di vetro.
Proseguendo lungo Rue de Babylone, ci si imbatte in un parco grande e arioso, molto diverso dal precedente: il Jardin Catherine Labouré. Il luogo era l’orto di un convento di suore e mantiene ancora il suo impianto campagnolo e i suoi alti muri, le aiuole squadrate, gli alberi da frutto e un pergolato coperto di vite. Il nome è dedicato ad una giovane religiosa che visse nel convento e a cui apparve la Madonna.
Ad ogni modo, il giardino più bello del 7° arrondissement - e uno dei più belli di Parigi - è senz’altro il giardino del Musée Rodin. Il museo è allestito in un maestoso Hotel particulier settecentesco, piantato in mezzo ad un affascinante giardino dall’aria sempre brumosa anche sotto un sole splendente, dove meditare contemplando le riproduzioni delle sculture più famose di August Rodin. Per visitarlo non è necessario accedere al Museo: esiste un ingresso a parte e si paga solo un euro.
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