Sciopero! Sciopero!
Venerdì scorso i rappresentanti dei lavoratori in sciopero hanno firmato un accordo per cessare le proteste. Due settimane di disagi e trambusto sfumati nel nulla!
Secondo la mia proprietaria, questo sciopero aveva un significato ideologico particolare: per la prima volta i manifestanti erano più determinati a portare avanti le agitazioni dei loro portavoce stessi, i quali, infatti, alla fine hanno ceduto a negoziazioni sfavorevoli.
Si trattava di vedere se il Piccolo Imperatore Sarkò è così onnipotente come lui per primo cerca di apparire. Gli esiti della vicenda non hanno smentito questa impressione.
I miei amici italo-francesi mi avevano avvertito, con un lampo di terrore negli occhi, che qui la “gréve” francese è leggendaria e temutissima. Non circola più un treno e spostarsi è davvero impossibile.
Martedì 23 ottobre, prima mattina di sciopero, avevo una delle mie ultime lezioni di francese all’Alliance Française. Abitavo ancora a sud del 15esimo arrondissement, a pochi kilometri dalla scuola, e ho pensato che se non avessi trovato nessun metrò, potevo comodamente arrivarci a piedi. Uhm… non è stato così comodo… Ho impiegato più di un’ora e sono arrivata sudata fradicia. A lezione eravamo 3 invece di 12!
La seconda ondata di scioperi è cominciata mercoledì sera 13 novembre e forse è stata peggio della prima. Almeno la prima volta era chiaro che non esisteva alcun mezzo di locomozione pubblico e che era inutile aspettare nelle stazioni e alle fermate. Questa volta, invece, hanno spalmato nel tempo le astensioni, garantendo un minimo di servizio sulla maggior parte delle linee, ma rendendo ogni singolo viaggio peggio di una spedizione nel Borneo.
Le metropolitane erano piene in modo angosciante e pericoloso. La gente, all’apparire miracoloso di un treno, si lanciava all’arrembaggio dei vagoni, rischiando di spiaccicare chi già era dentro. Spintoni e insulti. Leggende metropolitane fra i corridoi: “ pare che sulla 4 circoli un treno su due…”.
Disagi e tensioni a parte, lo sciopero ha offerto uno spettacolo interessante di civiltà e savoir-vivre.
I giornali hanno elogiato la capacità dei parigini di arrangiarsi e trovare sistemi alternativi per muoversi: pattini, monopattini, skateboard e biciclette.
E’ stato il trionfo dei velib’, le biciclette pubbliche sparse per tutta la città, affittabili a ore in modo semplice ed autonomo. Nonostante il prezzo del noleggio sia un po’caro (a mio avviso, almeno), queste bici sono diventate presto una moda. Non c’è niente di più “cool” adesso a Parigi che girare in velib’….
Di necessità virtù: la richiesta dei velib’ è raddoppiata nei giorni di sciopero.
Qualcuno ha addirittura proposto di mantenere questo “stile di vita ecologico e salutare” anche dopo lo sciopero… ma col cavolo!
Secondo la mia proprietaria, questo sciopero aveva un significato ideologico particolare: per la prima volta i manifestanti erano più determinati a portare avanti le agitazioni dei loro portavoce stessi, i quali, infatti, alla fine hanno ceduto a negoziazioni sfavorevoli.
Si trattava di vedere se il Piccolo Imperatore Sarkò è così onnipotente come lui per primo cerca di apparire. Gli esiti della vicenda non hanno smentito questa impressione.
I miei amici italo-francesi mi avevano avvertito, con un lampo di terrore negli occhi, che qui la “gréve” francese è leggendaria e temutissima. Non circola più un treno e spostarsi è davvero impossibile.
Martedì 23 ottobre, prima mattina di sciopero, avevo una delle mie ultime lezioni di francese all’Alliance Française. Abitavo ancora a sud del 15esimo arrondissement, a pochi kilometri dalla scuola, e ho pensato che se non avessi trovato nessun metrò, potevo comodamente arrivarci a piedi. Uhm… non è stato così comodo… Ho impiegato più di un’ora e sono arrivata sudata fradicia. A lezione eravamo 3 invece di 12!
La seconda ondata di scioperi è cominciata mercoledì sera 13 novembre e forse è stata peggio della prima. Almeno la prima volta era chiaro che non esisteva alcun mezzo di locomozione pubblico e che era inutile aspettare nelle stazioni e alle fermate. Questa volta, invece, hanno spalmato nel tempo le astensioni, garantendo un minimo di servizio sulla maggior parte delle linee, ma rendendo ogni singolo viaggio peggio di una spedizione nel Borneo.
Le metropolitane erano piene in modo angosciante e pericoloso. La gente, all’apparire miracoloso di un treno, si lanciava all’arrembaggio dei vagoni, rischiando di spiaccicare chi già era dentro. Spintoni e insulti. Leggende metropolitane fra i corridoi: “ pare che sulla 4 circoli un treno su due…”.
Disagi e tensioni a parte, lo sciopero ha offerto uno spettacolo interessante di civiltà e savoir-vivre.
I giornali hanno elogiato la capacità dei parigini di arrangiarsi e trovare sistemi alternativi per muoversi: pattini, monopattini, skateboard e biciclette.
E’ stato il trionfo dei velib’, le biciclette pubbliche sparse per tutta la città, affittabili a ore in modo semplice ed autonomo. Nonostante il prezzo del noleggio sia un po’caro (a mio avviso, almeno), queste bici sono diventate presto una moda. Non c’è niente di più “cool” adesso a Parigi che girare in velib’….
Di necessità virtù: la richiesta dei velib’ è raddoppiata nei giorni di sciopero.
Qualcuno ha addirittura proposto di mantenere questo “stile di vita ecologico e salutare” anche dopo lo sciopero… ma col cavolo!
Finito lo sciopero, l’interesse di tutti è ora rivolto agli scontri che stanno infiammando di nuovo la Banlieu. A sentire i telegiornali – allarmisti per definizione – pare che questa volta sia peggio dell’anno scorso. Un nuovo evento mediatico su cui concentrare l’attenzione di noi cittadini annoiati. Evviva!
2 commenti:
le tue cronache parigine sono da vero gourmet ;)
baci
anto
allora potrei scrivere qualcosa sui formaggi francesi... viva il provolone, abbasso il camembert!
Posta un commento