Gardarèm lo Larzac!
Ultimo giorno di maggio e non ho parlato nemmeno una volta dei numerosi dibattiti, rievocazioni, pubblicazioni e trasmissioni che sono stati fatti in Francia per i 40 anni dal Maggio del ’68.
Appunto! Al riguardo sono già stati versati abbastanza fiumi di caratteri tipografici, senza bisogno di aggiungere le mie inutilia.
Ma per parlare un po’ di lotte e movimenti, oggi chiacchieravo con la mia padrona di casa e ho scoperto un episodio della storia recente francese che – come al solito – mi era del tutto sconosciuto: la lotta del Larzac.
Larzac è un bucolico paesino di 115 abitanti, situato placidamente fra campi e pascoli di pecore su un altopiano dell’Aquitania.
Tanta pace agreste non lascia immaginare che il paesello è stato teatro di una contestazione epica e di una vittoria leggendaria del popolo francese.
Nel 1971, lo Stato decide di ingrandire il campo militare del Larzac, occupando terreni destinati al pascolo.
Contadini e pecore rifiutano l’espropriazione e marciano su Parigi al grido di "Gardarèm lo Larzac !" (in occitano: “Conserveremo il Larzac”).
L’opinione pubblica si mobilita in favore dei coltivatori e nel 1973, 100.000 persone, venute da tutta la Francia, si riuniscono sull’altopiano per manifestare il loro appoggio.
La lotta dura fino al 1981, quando lo Stato decide di abbandonare il progetto.
Come si legge sul sito del movimento, «i coltivatori del Larzac hanno mostrato che un gruppo minoritario può resistere a una decisione autoritaria dello Stato. (…)
Esemplare per la sua durata, il suo epilogo, ma soprattutto per le sue caratteristiche peculiari (pratica della disobbedienza, della non-violenza, della solidarietà, dell’autogestione e dello scherno), la lotta del Larzac ha conferito alla regione un potere simbolico forte, oggigiorno ancora molto vivace.
Perché se, per molti, la storia del Larzac si è conclusa con la vittoria del 1981, in realtà è continuata, più silenziosa, grazie alla vitalità di una comunità che ha saputo restare fedele ai suoi impegni iniziali.
La storia continua in principio negli anni 80 con il piano di sviluppo del territorio “liberato”, poi negli anni 90 con la sua gestione, per la quale il Larzac ha aggiunto al suo riferimento in materia di “resistenza popolare”, quello di “laboratorio politico e sociale”.»
La comunità si è consolidata in raggruppamenti fondiari agricoli (Groupements Fonciers Agricoles – GFA), al fine di acquistare terreni strategici nella zona prevista per l’espansione.
I finanziamenti per le acquisizioni furono raccolti vendendo particelle di terreno a cittadini simpatizzanti.
Fra questi simpatizzanti c’è, ovviamente, anche la mia padrona di casa, che al momento è formalmente proprietaria di un metro quadrato di terreno in Aquitania. Adoro questa donna!
Appunto! Al riguardo sono già stati versati abbastanza fiumi di caratteri tipografici, senza bisogno di aggiungere le mie inutilia.
Ma per parlare un po’ di lotte e movimenti, oggi chiacchieravo con la mia padrona di casa e ho scoperto un episodio della storia recente francese che – come al solito – mi era del tutto sconosciuto: la lotta del Larzac.
Larzac è un bucolico paesino di 115 abitanti, situato placidamente fra campi e pascoli di pecore su un altopiano dell’Aquitania.
Tanta pace agreste non lascia immaginare che il paesello è stato teatro di una contestazione epica e di una vittoria leggendaria del popolo francese.
Nel 1971, lo Stato decide di ingrandire il campo militare del Larzac, occupando terreni destinati al pascolo.
Contadini e pecore rifiutano l’espropriazione e marciano su Parigi al grido di "Gardarèm lo Larzac !" (in occitano: “Conserveremo il Larzac”).
L’opinione pubblica si mobilita in favore dei coltivatori e nel 1973, 100.000 persone, venute da tutta la Francia, si riuniscono sull’altopiano per manifestare il loro appoggio.
La lotta dura fino al 1981, quando lo Stato decide di abbandonare il progetto.
Come si legge sul sito del movimento, «i coltivatori del Larzac hanno mostrato che un gruppo minoritario può resistere a una decisione autoritaria dello Stato. (…)
Esemplare per la sua durata, il suo epilogo, ma soprattutto per le sue caratteristiche peculiari (pratica della disobbedienza, della non-violenza, della solidarietà, dell’autogestione e dello scherno), la lotta del Larzac ha conferito alla regione un potere simbolico forte, oggigiorno ancora molto vivace.
Perché se, per molti, la storia del Larzac si è conclusa con la vittoria del 1981, in realtà è continuata, più silenziosa, grazie alla vitalità di una comunità che ha saputo restare fedele ai suoi impegni iniziali.
La storia continua in principio negli anni 80 con il piano di sviluppo del territorio “liberato”, poi negli anni 90 con la sua gestione, per la quale il Larzac ha aggiunto al suo riferimento in materia di “resistenza popolare”, quello di “laboratorio politico e sociale”.»
La comunità si è consolidata in raggruppamenti fondiari agricoli (Groupements Fonciers Agricoles – GFA), al fine di acquistare terreni strategici nella zona prevista per l’espansione.
I finanziamenti per le acquisizioni furono raccolti vendendo particelle di terreno a cittadini simpatizzanti.
Fra questi simpatizzanti c’è, ovviamente, anche la mia padrona di casa, che al momento è formalmente proprietaria di un metro quadrato di terreno in Aquitania. Adoro questa donna!
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