sabato 31 maggio 2008

Gardarèm lo Larzac!

Ultimo giorno di maggio e non ho parlato nemmeno una volta dei numerosi dibattiti, rievocazioni, pubblicazioni e trasmissioni che sono stati fatti in Francia per i 40 anni dal Maggio del ’68.
Appunto! Al riguardo sono già stati versati abbastanza fiumi di caratteri tipografici, senza bisogno di aggiungere le mie inutilia.

Ma per parlare un po’ di lotte e movimenti, oggi chiacchieravo con la mia padrona di casa e ho scoperto un episodio della storia recente francese che – come al solito – mi era del tutto sconosciuto: la lotta del Larzac.
Larzac è un bucolico paesino di 115 abitanti, situato placidamente fra campi e pascoli di pecore su un altopiano dell’Aquitania.
Tanta pace agreste non lascia immaginare che il paesello è stato teatro di una contestazione epica e di una vittoria leggendaria del popolo francese.

Nel 1971, lo Stato decide di ingrandire il campo militare del Larzac, occupando terreni destinati al pascolo.
Contadini e pecore rifiutano l’espropriazione e marciano su Parigi al grido di "Gardarèm lo Larzac !" (in occitano: “Conserveremo il Larzac”).
L’opinione pubblica si mobilita in favore dei coltivatori e nel 1973, 100.000 persone, venute da tutta la Francia, si riuniscono sull’altopiano per manifestare il loro appoggio.
La lotta dura fino al 1981, quando lo Stato decide di abbandonare il progetto.

Come si legge sul sito del movimento, «i coltivatori del Larzac hanno mostrato che un gruppo minoritario può resistere a una decisione autoritaria dello Stato. (…)
Esemplare per la sua durata, il suo epilogo, ma soprattutto per le sue caratteristiche peculiari (pratica della disobbedienza, della non-violenza, della solidarietà, dell’autogestione e dello scherno), la lotta del Larzac ha conferito alla regione un potere simbolico forte, oggigiorno ancora molto vivace.
Perché se, per molti, la storia del Larzac si è conclusa con la vittoria del 1981, in realtà è continuata, più silenziosa, grazie alla vitalità di una comunità che ha saputo restare fedele ai suoi impegni iniziali.
La storia continua in principio negli anni 80 con il piano di sviluppo del territorio “liberato”, poi negli anni 90 con la sua gestione, per la quale il Larzac ha aggiunto al suo riferimento in materia di “resistenza popolare”, quello di “laboratorio politico e sociale”.»

La comunità si è consolidata in raggruppamenti fondiari agricoli (Groupements Fonciers Agricoles – GFA), al fine di acquistare terreni strategici nella zona prevista per l’espansione.
I finanziamenti per le acquisizioni furono raccolti vendendo particelle di terreno a cittadini simpatizzanti.

Fra questi simpatizzanti c’è, ovviamente, anche la mia padrona di casa, che al momento è formalmente proprietaria di un metro quadrato di terreno in Aquitania. Adoro questa donna!

mercoledì 7 maggio 2008

Londra: ma perchè piace tanto?

St James's Square - London
Scrivo questo post per raccogliere risposte alla seguente domanda: perchè Londra piace tanto?
E' per via dell'atmosfera cosmopolita? Della sensazione di tolleranza? Della possibilità di conciarsi come si vuole e passare inosservati? Della capacità degli abitanti di mettersi in fila in ogni situazione?
Qualcuno mi spieghi, per favore!

Certo, anch’io ho apprezzato gli splendidi musei (vedi post precedente), i pub rumorosi, i mercatini pittoreschi e i parchi verde smeraldo.
Ma mi è sembrata talmente eterogenea e slegata da non avere una precisa identità.
E poi, il rapporto degli anglosassoni con il cibo è inaudito! I piccoli negozi di alimentari, panifici compresi, sono rarissimi. Si compra tutto al supermercato. A parte i già citati pub, è difficile mangiare in un ristorantino che non faccia parte di una catena.
Solo per questo motivo, trovo che sia una città invivibile :-)


Westmister Cathedral Pub nella City

Ingresso di Fortnum&Maison Trafalgar Square

sabato 3 maggio 2008

Viva la Tate Modern

Giacometti alla Tate
Prima di ogni commento post-rientro dalla Great London, ecco qualche immagine dell'attrazione che ho apprezzato maggiormente: la Tate Modern.

Il grande museo di arte moderna e contemporanea, inaugurato di recente all'interno di un'ex-centrale elettrica, non merita la visita solo per la struttura che lo ospita, come spesso accade per i nuovi grandi contenitori di arte contemporanea, ma più semplicemente per l'esposizione stessa.
L'allestimento è geniale! Nessuna divisione scolastica e pedante in ordine cronologico, ma per cinque grandi tematiche: Material Gestures, Poetry and Dream, Conceptual Models, Idea and Object, States of Flux.

In questo modo vengono messi a confronto artisti di diverse epoche, ma ispirati dagli stessi argomenti. Il visitatore è trattato in modo attivo e stimolato a comprendere le idee che hanno generato le opere, non solo a osservare una sequenza di oggetti.

Quindi, bando ai discorsi del tipo "ma io l'arte moderna non la capisco"!
La visita alla Tate è un solletico per i sensi. Non bisogna capire nulla, solo lasciarsi trasportare e coinvolgere.

Studenti davanti ad un Rotko

Tate Modern

Tate Modern

Ingresso alla mostra Duchamp, Manray, Picabia